PierDavide Carone, il giovane che incantò il genio di Bologna
PierDavide Carone è giovane, molto giovane, ma ha avuto la fortuna, a parere di chi scrive, di incontrare uno dei fenomeni straordinari della musica, Lucio Dalla. E a lui dedica un tributo ricco di ammirazione e ricordi.
PierDavide come hai conosciuto Dalla?
“Era uscito il mio secondo lavoro discografico, ma non aveva ottenuto quello che un po’ ci si aspettava. Così chiesi e e mi venne data la possibilità di poter produrre un terzo disco con chi fosse oltre che un produttore anche vicino al mondo del cantautorato o cantautore egli stesso. La mia casa discografica mi rispose con Lucio Dalla! A lui portammo una serie di canzoni, chitarra e voce e su Nanì si fermò. Ci portò a pranzo, rimanemmo un po’ insieme ma mi sembrò un modo cortese di declinare. Dopo una settimana -io avevo archiviato la possibilità che con Dalla potesse accadere qualcosa – mi chiamò per rimproverarmi e dirmi che non capiva per quale motivo io, ripeto io!, mi fossi perso! Un po’ amava sorprendere il prossimo. Senza dubbio era un aspetto del suo carattere imprevedibile e creativo. A quel punto sono andato a Bologna nella sua “factory”: lì poteva accadere di tutto. Svegliarti e trovarti a colazione con Samuele Bersani piuttosto che Luca Carboni, personaggi non solo del mondo della musica ma anche di ambienti completamente diversi. Lucio era persona facile nelle relazioni, amava stare in mezzo alla gente. Per intenderci Battiato piuttosto che De Gregori non hanno avuto questa relazione con un “intorno largo”. Hanno avuto o hanno la loro cerchia, Dalla no. Sembrava trarre energia e idee da ogni situazione. Lui a Bologna viveva come il Sindaco. Lo coinvolgevano, se era in città, in ogni occasione pubblica utile”
La tua passione per la musica nasce presto. Progetto di vita o solo idee di un ragazzino di 14 anni che inizia a fare una delle mille cose tipiche dell’adolescenza?
“A dire il vero la mia passione è precedente anche all’adolescenza. Ho scoperto i vinili di mio padre, trascorrevo ore in quella stanza e da lì è nata la mia passione. Quando è arrivata la chitarra nelle mie mani ho capito che quella sarebbe stata la mia vita. Ho iniziato a suonare il rock, come tutti i ragazzini e mia madre a quel punto ha pensato di darmi un percorso strutturato, anche perché io non perdessi il contatto con la formazione di base che non può assolutamente essere trascurata e ha deciso di farmi frequentare il Liceo Musicale, quello di Acquaviva delle Fonti. In quel periodo i musicali erano sperimentali, non erano molti, quindi tutti i giorni facevo mezzora di treno all’andata e al ritorno. Studiavo chitarra e canto, mi divertivo moltissimo a fare il corista. Proprio non immaginavo che sarei diventato cantante”.
Dopo il Liceo?
“Il conservatorio Piccinni di Bari, corso jazz, ma non ho concluso perché prestissimo ho iniziato con quello che mi ha portato notorietà. In ogni caso proprio quest’anno mi sono reiscritto. Mia madre è stata bravissima, come tutte le mamme, …a farmi venire il rimorso di non aver concluso. Sono iscritto a canto Pop al Verdi di Milano”.
Fai l’esperienza di Amici, considerato il Talent per eccellenza, a 21 anni. A distanza di quattordici anni come giudichi quel periodo? Tutto quello che è venuto dopo sarebbe accaduto ? E perché?
“E’ stata una esperienza molto positiva, collocata in quel momento. Un giovanissimo attraverso quel passaggio entra in contatto con il mondo della discografia in modo molto veloce. Ho avuto un grandissimo successo e onestamente secondo me nessuno è preparato per gestirlo. In ogni caso io credo sia una esperienza “ a tempo”. Intendo dire che il mio pubblico oggi non è più quello, ma perché sono io ad essere cresciuto e cambiato, di conseguenza anche chi mi segue o mi apprezza non appartiene alla tipologia che mi ha sostenuto allora. Io mi sono man mano orientato verso il cantautorato, oggi sono altro. In ogni caso il talent è un tipo di spettacolo che corrisponde alla vita per come la intendiamo oggi. Può non piacere ma è così. Nella quotidianità la competitività è la cifra interpretativa di molte relazioni. Il talent è questo. Sanremo alla fine non è una competizione? Ci sono meteore ma anche soggetti che in una occasione di questo tipo emergono. Si pensi a Giorgia nel ’94. Può essere opprimente poiché sei prima quello che fai e quanto lo fai con successo, solo dopo viene quello che sei. Ma è così”.
Il tuo percorso vede un premio della critica giornalistica e una vittoria con il brano “Per tutte le volte che” come autore a Sanremo, cantato dal tuo amico Valerio Scanu, e un premio ai Wind Music Awards nel 2010 per l’album di debutto, “Una canzone pop.”
“Sì ma sono cose che sono accadute. Bisogna pensare che il meglio deve venire, non si può quantificare in premi o meno una carriera. Se non dovessi pensarla così dovrei deprimermi a guardare alcune cose. Certo tipo di successo, ottenuto a 21 anni non si ripete in tempi brevi. Le cose accadono ma si va avanti. Se penso a Battisti, piuttosto a Zucchero o Vasco Rossi…certo non si misurano dai premi, anzi…. “
A guardare la tua biografia si legge subito l’interesse per nomi di livello: Rino Gaetano, cui hai dedicato un lavoro intero con “Dalla parte di Rino”, Franco Battiato, con cui ti sei rapportato come “apri concerto”, e infine Lucio Dalla, con cui hai partecipato ancora a Sanremo, diretto da lui stesso. Imparare o emulare? Quale verbo ti lega a questi nomi e perché?
“Terzo verbo: rubare. Né l’una ne’ l’altra ma il terzo verbo che ti propongo li racchiude entrambi. Rino Gaetano l’ho assimilato direi per osmosi, tutta di lui è stato per me fonte di ispirazione. Battiato ogni volta che lo vedevo salire sul palco ripercorrevo la sua carriera, ne osservavo tutto. Lucio Dalla è stato completamente diverso dagli altri due. Certo il rapporto personale ha fatto la differenza: è stato amico, mentore, moltissimo! senza aggiungere altro. Con lui anche fare il ragazzo di bottega ha avuto un senso”.
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La vita ti ha messo di fronte a prove onerose…
“Sì, dopo diversi anni da quel Sanremo la carriera ha subito alcune battute d’arresto. Finalmente mi sembrava d’aver gettato i semi per una ripresa di consenso del pubblico con “Caramelle” ma di rientro a Milano mi sono reso conto che qualcosa non andava. Ho fatto tutti i controlli e a 30 anni mi sono ritrovato con una diagnosi di cancro. Per fortuna curabile e guaribile. Ci sono cose che la vita te la cambiano. In questo quadro già complesso si è ammalto mio padre con una prospettiva clinica che non ha lasciato spazio alla speranza. Ho sofferto a vedere la sua fragilità. Inutile dire quanto l’ultimo anno sia stato pesante. Io, figlio di genitori separati, ho vissuto con lui e, purtroppo, il Covid ci ha messo il carico più pesante: quando è accaduto siamo rimasti bloccati a distanza. In questo momento di grande dolore è nata Forza e coraggio. I medici dell’Humanitas con cui si era stabilita una relazione amicale mi hanno chiesto quando avrei scritto una canzone per loro….L’ho fatto. Il ricavato delle vendite sono andate a quel polo di eccellenza”.
Il tributo a Dalla che proponi con il supporto sinfonico della OLeS da cosa nasce?
“Arriva a distanza dalla sua scomparsa. Penso che sia una questione di rispetto, per Lucio e per la mia stessa carriera. Bisogna guardare avanti. Io ho fatto due cose molto caratterizzanti nelle quali rischiavo di restare intrappolato: Amici e Sanremo. Dopo tanti anni, il paradosso è stato questo, il quarto disco mi ha liberato della eredità di Dalla da cui non riuscivo a emanciparmi. E’ in questo momento che è maturata l’idea di fare cose belle, mi sono aperto al pensiero del “ tributo “. L’esperienza di una lettura sinfonica già l’anno scorso l’ho realizzata con l’orchestra Palazzo, ma in quartetto. Adesso con la OLeS grazie alla quale mi misurerò con un ensamble orchestrale più ampio. La percezione di cantare cose straordinarie come quelle di Lucio mi appaga in modo libero, dopo tanti anni, con arrangiamenti che permettono ricordare, poichè non sono cover. Mi ha riservato la sua attenzione certo non perché volesse un imitatore! Sarà un grande privilegio, è la prima volta che canto con un’orchestra e sarà straordinario”.
(Testo a.c. di ComunicazioneOles)