Benedetto Lupo: talento, passione, tecnica impeccabile, profonda sensibilità musicale. Maestro dell’incanto

Benedetto Lupo è  uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione. La critica internazionale tale lo considera senza nessuna esitazione. Lupo è stato il primo italiano a vincere il prestigioso Concorso Internazionale Van Cliburn, una vittoria che lo ha portato a collaborare con grandi Orchestre come la  Philadelphia Orchestra, la Boston Symphony, la Chicago Symphony e molte altre ancora. La sua carriera concertistica lo ha visto esibirsi nelle principali sale da concerto e festival internazionali, tra cui il Lincoln Center di New York, la Salle Pleyel di Parigi e il Festival di Tanglewood. Nella stagione 2018-19, ha debuttato con l’Orchestra Nazionale della RTVE di Madrid e ha ricevuto acclamazione per il suo concerto con la London Philharmonic nel Concerto per la mano sinistra di Ravel. Oltre alle sue esibizioni dal vivo, Lupo ha registrato per numerose radiotelevisioni europee e statunitensi. Ha inciso per etichette discografiche di prestigio come TELDEC, BMG, VAI, NUOVA ERA e ha realizzato l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di Schumann per la ARTS. Una delle sue registrazioni più celebrate è il Concerto Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi, che ha ricevuto importanti premi internazionali, tra cui il “Diapason d’Or”. Nato a Bari, Lupo ha iniziato i suoi studi musicali nella sua città natale sotto la guida di Michele Marvulli e Pierluigi Camicia e, successivamente,  con Marisa Somma, Sergio Perticaroli, Aldo Ciccolini e frequentato le masterclass di Carlo Zecchi, Nikita Magaloff, Jorge Bolet e Murray Perahia, tutti insegnanti di fama internazionale. Oltre alla sua carriera di pianista solista, Lupo è attivo anche come musicista da camera e insegnante. Tiene regolarmente master class in istituzioni musicali di tutto il mondo ed è membro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dove è titolare della cattedra di pianoforte dal 2013. La sua passione, tecnica impeccabile e profonda sensibilità musicale continuano a incantare il pubblico di tutto il mondo. “Le interpretazioni di Lupo, libere da qualsiasi prevedibilità e routine, sono interamente personali, meditate e fresche. Durante l’intero concerto, il pubblico lo ha ascoltato in quel rapito silenzio, riservato al miglior modo di far musica” (Washington Post).

Con la OLeS Benedetto Lupo si è già esibito di recente e sembra tornare con piacere a farlo in questo omaggio a Beehtoven che apre la stagione autunnale della Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento.

Maestro, lei ha esordito al Petruzzelli a 13 anni ed è riconosciuto da tutti talento straordinario della Sua generazione. Il Suo repertorio è imponente e i terreni da esplorare e dominare non finiscono mai. In questo concerto suonerà Beethoven. Che rapporto ha con questo gigante e perchè.

Il debutto a 13 anni di cui lei fa menzione è avvenuto proprio sotto il segno dei concerti di Beethoven, con il primo concerto. Nonostante io lo avessi già preparato quando avevo 11 anni, il maestro Marvulli decise saggiamente di farmene maturare ancora l’interpretazione prima di propormi di suonarlo con l’orchestra. Ricordo ancora la trepidazione il giorno in cui portai a casa il cofanetto di LP acquistato da mio padre alla Ricordi con i cinque concerti di Beethoven registrati da Wilhelm Kempff! L’ho ascoltato in continuazione e, da quel momento, mi sono innamorato di tutti gli altri concerti di Beethoven e in particolare proprio del quarto, che proporrò a Lecce e che è stato il primo concerto di Beethoven che ho scelto di studiare subito dopo aver suonato il primo“.

In molte sue interviste parla del rigore dello studio. Una frase bellissima di Canone Inverso di Mauresig è “Ora dimentica tutto quello che hai imparato e lascia che la Musica ti attraversi”. Per Lei questa è una bella frase da romanzo o è una verità? Perchè?

Non è una frase da romanzo; il problema è che, se si vuole servire la musica piuttosto che servirsene, bisogna aver studiato tanto affinché la frase da romanzo diventi realtà e la musica possa attraversarci senza trovare troppe scorie e magari uscirne persino arricchita dal nostro vissuto“.

Quando suona per se stesso chi e cosa predilige e perchè?
In realtà sono molto felice quando riesco a suonare per me stesso anche in pubblico ma, se devo pensare a momenti in cui sono completamente solo, a volte mi piace suonare in una sala da concerto vuota, magari datami per provare in previsione di un concerto, qualcosa che non ha alcuna attinenza con quello che suonerò quella sera per quel concerto e che magari non suonerò in pubblico neanche in futuro. Del resto quello che ho suonato in pubblico in tutti questi anni è una piccolissima parte di quello che conosco e i miei allievi lo sanno bene; tutto sommato, a me sta bene così e trovo appagante coltivare una specie di giardino segreto dove fiorisce del repertorio che non necessariamente si ha voglia di offrire in concerto. Da ragazzo ho avuto la fortuna di accompagnare Ciccolini in alcuni  concerti e di averlo sentito studiare in sala; con grande sorpresa, l’ho sentito suonare spesso tantissime cose che non suonava in quel periodo e che non erano nemmeno in programma per quella sera o per i futuri concerti; è stata una grande lezione, è bello regalarsi ogni tanto un concerto tutto per sé”.
(Testo raccolto a cura di ComunicazioneOles)